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Indice

Paolo Crosa Lenz La Succursale di domodossola Del Club Alpino Italiano 1869-1945 p.15
Enrico Rizzi Ricordando Gian Domenico Ferrari e altri “spiriti irrequieti” di fine Ottocento p.55
Giulio Frangioni – Massimo Gianoglio Le “adunanze nazionali” del CAI in Val d’Ossola p.69
Massimo Gianoglio Vita di Sezione: le adunanze, i bollettini e la biblioteca p.75
Giulio Frangioni Rifugi e bivacchi del CAI SEO Domodossola p.93
Ettore Allegra Rispettiamo i rifugi alpini p.113
Paolo Crosa Lenz Il nuovo alpinismo ossolano- Il CAI SEO dal 1950 al Duemila p.115
Giulio Frangioni La stazione di Domodossola del Soccorso Alpino p.131
Carlo Pasquali Gli alpinisti del CAI SEO di Domodossola (1945-2019) p.139
Giulio Frangioni Eugenio Margaroli poliedrico alpinista del CAI Domodossola p.155
Franca Zani
L’esercizio di una vocazione p.161
Elena Ameno
IL CAI SEO Domodossola dopo il Duemila p.167

Paolo Crosa Lenz

La Succursale di Domodossola del Club Alpino Italiano 1869-1945

il 12 agosto 1863 una cordata di quattro alpinisti (Giovanni Baracco, Paolo e Giacomo di Saint-Robert Quintino Sella) scala il Monviso, montagna
mitica per l’Italia della seconda metà dell’Ottocento perché da essa nasce il Po, il più lungo fiume d’Italia. A guidare la cordata è Quintino Sella, biellese
e ministro delle finanze del neonato Regno d’Italia che in dieci anni di “sangue, sudore e lacrime” portò il bilancio dello stato italiano ad un pareggio che
sarebbe mai più avvenuto. Fu un obbiettivo raggiunto con l’imposizione della “tassa sul macinato, imposta iniqua che fece pagare ai contadini
le spese delle guerre risorgimentali, a cui essi furono essi furono estranei culturalmente e che pagarono duplicemente la coscrizione obbligatoria. Quintino Sella
fece anche altro e lo fece in modo nobile: applicò alla montagna il principio cavouriano “Abbiamo fatto l’Italia, facciamo gli Italiani”.
Il progetto politico” di Quintino Sella prevedeva una somma di simboli: l’alpinismo come affermazione di italianità (la nascita di un Club Alpino nazionale ),
il contrasto allo strapotere degli Inglesi (le Alpi come playground of Furope “il terreno di gioco dell’Europa”), una cordata “nazionale” (Giovanni
Baracco era calabrese, simbolo di un Sud da includere), il “grande fiume” e la sorgente di vita di una nazione nascente.
Pochi giorni dopo l’ascensione al Monviso, Quintino Sella scrive una lettera ad un amico per raccontare l’impresa e illustra l’idea della costituzione del
CAI. Durante la salita erano stati scambiati per inglesi dagli abitanti dell’ultimo paese della valle”…
come se essi solo avessero da salire le nostre montagne.
A Londra si è fatto un Club Alpino, cioè di persone che spendono qualche settimana dell’anno nel salire le Alpi, le nostre Alpi! Ivi si hanno tutti i libri e le memorie  desiderabili, ivi strumenti tra di loro paragonati con cui si possono fare sulle nostre cime osservazioni comparabili; ivi si leggono le descrizioni di ogni salita;
ivi si conviene per parlare della bellezza incomparabile dei nostri monti, e per ragionare sulle osservazioni scientifiche che furono fatte, 0 sono a farsi, ivi chi men sa di botanica, di geologia, di zoologia, porta i fiori,le rocce, gli insetti che attrassero la sua attenzione, e trova chi gliene dice i nomi e le proprietà; ivi si ha insomma potentissimo incentivo, non solo al tentare nuove salite, al superare difficoltà non ancora vinte, ma all’osservare quei fatti di cui la scienza ancora difetti.
Anche a Vienna si è fatto un Alpenverein… Ora, non si potrebbe fare alcunché di simile da noi ? Io crederei di sì”.

Il 23 ottobre 1863 al Castello del Valentino in Torino, trentasette soci diedero formalmente vita al Club Alpino, unica sezione era quella di Torino,
allora capitale del Regno d’Italia. Tre anni dopo fu fondata la sezione di Aosta, poi quella di Varallo nel 1867 e nel 1868 quelle di Firenze (allora capitale provvisoria in attesa della “conquista di Roma”) Agordo; nel 1869 fu fondata la “succursale” (come allora si chiamavano le sezioni) di Domodossola.

Domodossola fu la sesta sezione in Italia ……………….